VISTO! SETTEMBRE 2024


Visto!

Periodico di informazione della sezione di Siena – settembre 2024 Direttore responsabile: Andrea Sbardellati

Registrazione Tribunale di Siena n. 6 del 29/10/2020.

Con il contributo di: PAMPALONI SRL, concessionaria Renault a Siena

Sezione Cavaliere Attilio Borelli Viale Cavour, 134 Siena Telefono 0577 46181

e-mail: uicsi@uici.it

Sito internet: www.uicisiena.org

I DUE RECORD DEL PALIO DI SIENA

di Andrea Sbardellati

Il Palio di Siena ha scritto nel 2024 un’altra pagina storica con due nuovi record per gli amanti delle statistiche. Non era mai successo infatti che venissero rimandati entrambi i palii per le condizioni meteo. Lo scorso luglio il palio il rinvio fu di due giorni, con la pioggia che cadde proprio mentre i cavalli erano alla mossa con l’ordine di ingresso ai canapi già noto. Infatti il 4 luglio fu corso con le Contrade che conoscevano già l’ordine di ingresso ai canapi e fu vinto dalla Contrada Capitana dell’Onda. Nel 1800 alcuni palii vennero corsi in giorni diversi dalle date canoniche 2 luglio e 16 agosto, ma, tali spostamenti, erano stabiliti prima per far coincidere la corsa con il giorno di domenica per poter attrarre più persone dalle campagne e dalle città limitrofi. Il 16 agosto di quest’anno la pioggia è arrivata durante il corteo storico, quando erano entrati alcuni gruppi di figuranti e le comparse di sole quattro contrade. E’ stato deciso di correre il giorno dopo senza l’effettuazione del corteo storico. Il palio del 17 agosto lo ha vinto la Contrada della Lupa con il cavallo Benitos e il fantino Dino Pes detto Velluto che, alla soglia dei 44 anni, costituisce il fantino meno giovane ad aver vinto il primo palio. Dino Pes infatti aveva esordito giovanissimo a venti anni nel 2000 nella Contrada della Giraffa, correndo 8 palii fino all’agosto del 2004. Poi il fantino, nato a Silanus in Sardegna in provincia di Nuoro, è stato “dimenticato” da tutte le dirigenze delle Contrade per tornare a cimentarsi sul tufo di piazza del Campo solo una volta nel 2017 per la Contrada del Leocorno. Poi altri 7 anni nel dimenticatoio per essere scelto dalla Contrada della Lupa per correre il Palio di agosto. Dino Pes ha cercato in ogni modo di infastidire la Contrada rivale dell’Istrice tra i canapi e, al momento della mossa, ha subito avuto cuore, coraggio e tecnica per far balzare al primo posto l’esordiente Benitos, cavallo allenato da un fantino ben conosciuto in Vallerozzi, dove vinse nel 1989, Dario Colagè detto il Bufera. La Lupa ha condotto in testa dall’inizio alla fine dei tre giri di piazza del Campo e ha regalato così la quarta vittoria ai contradaioli della Lupa dal 2016, anno dello storico cappotto. Dino Pes rappresenta un vero esempio di uomo che non ha mai rinunciato ad allenarsi e ad essere pronto alla chiamata che, per molti anni, non c’è stata. Ha continuato a correre in altri palii sparsi per tutta Italia, vincendoli anche, ma prima di essere chiamato dal capitano della Lupa Giulio Bruni, ha dovuto mangiare pane duro. Dino Pes ha risposto alla grande quando gli è stata data la fiducia. Una storia che ha emozionato tutti e che lascerà un segno indelebile sul fatto che, con pazienza, serietà e lavoro, prima o poi i meriti verranno premiati.

OBIS-M

di Gianmarco Scarcella

Ma quanto prendo di pensione? Obis-M e tutti i suoi segreti.

Il modello OBIS/M è un certificato che viene rilasciato con cadenza annuale dall’INPS a tutti i pensionati, contiene oltre ai dati anagrafici del pensionato (ed eventuale tutore o rappresentante legale), anche la categoria e il numero di certificato di pensione e la sede INPS di competenza. Possiamo dire che è la carta di

identità della nostra pensione dove possiamo trovare l’importo lordo e netto (con il relativo aumento annuale eventuale), gli importi lordi della rata di gennaio e dell’eventuale tredicesima, le trattenute fiscali. le detrazioni di imposta, le quote associative, il contributo di solidarietà e gli eventuali arretrati.

Ma come facciamo a scaricarlo?

Per prima cosa andiamo sul sito ww.inps.it e navighiamo fino alla barra “Cerca in tutto il sito, Cerca Servizi”, a questo punto digitiamo nella barra “Fascicolo previdenziale del cittadino” e clicchiamo su “Cerca”. Si aprirà una nuova pagina, noi andremo a selezionare nell’elenco delle opzioni il primo link “Fascicolo previdenziale del cittadino” Strumento. A questo punto verremo trasferiti su una nuova pagina riepilogativa, dove troveremo la descrizione del servizio, scorriamo in fondo alla pagina fino a trovare il pulsante “Utilizza lo strumento”. Arrivati a questo punto il sito ci chiederà di accedere al servizio tramite SPID, Carta di Identità Elettronica o Carta Nazionale dei Servizi. A seconda del servizio che andremo ad utilizzare per accedere il percorso sarà più o meno tortuoso, la modalità più semplice rimane lo SPID . Una volta effettuato l’accesso ci troveremo nella pagina dell’anagrafica, dove troveremo le nostre informazioni personali. Per consultare il nostro certificato di pensione dovremo scorrere nel menu ad elenco di sinistra fino alla voce “Modelli” da qui si aprirà un sottomenù con due voci: “Certificazione unica” dove troveremo le certificazioni uniche degli anni passati, e “Certificato di pensione – Obis M”. Cliccando su quest’ultima voce ci verrà presentata una lista degli anni che vanno dal 2019 al 2024, spostandoci con il selettore a destra potremmo selezionare l’anno di pertinenza, così facendo scaricheremo il documento collegato con al suo interno tutti i riferimenti elencati in precedenza.

E se non ho lo SPID o non so come accedere all’INPS?

Niente paura, anche in questo caso la soluzione è a portata di mano: possiamo aiutarti a generare il tuo SPID personale presso il Punto Digitale Facile ‘Dirsi Digitale’ nato dalla collaborazione delle associazioni senesi della disabilità della rete Spazio DirSi e, previo appuntamento, accompagnarti nell’accesso al servizio nel caso riscontrassi delle difficoltà nel seguire i suggerimenti sopra indicati.

TUTTI PRONTI PER SEGUIRE LE PRESTAZIONI DEI 4400 ATLETI PARALIMPICI

di Enza Pipitone

“Archiviate le Olimpiadi 2024 con i tanti successi raggiunti e le immancabili polemiche conseguenti a decisioni arbitrali controverse, a scelte organizzative o dibattiti su questioni sociali e politiche, l’attenzione del pubblico si sposta sulle Paralimpiadi che quest’anno si terranno dal 28 agosto all’8 settembre con la partecipazione di oltre quattromila atleti paralimpici provenienti da tutto il mondo.

Istituite nel 1960, queste competizioni sportive che si tengono ogni quattro anni, subito dopo le Olimpiadi, nelle stesse città ospitanti, sono diventate un simbolo di inclusione e resilienza e hanno guadagnato nel tempo sempre più visibilità e interesse a livello globale, spostano quindi l’attenzione su nuove storie di successo e ispirazione, mettendo in risalto le capacità atletiche e la determinazione degli sportivi con disabilità che quotidianamente affrontano e superano ostacoli significativi per raggiungere i loro obiettivi.

Le Paralimpiadi però non sono solo un palcoscenico in cui dimostrare abilità atletiche straordinarie, piuttosto, giocano un ruolo cruciale nella sensibilizzazione e nella diversa percezione delle persone con disabilità sfidando stereotipi e pregiudizi. Queste gare costituiscono uno strumento fondamentale per promuove l’inclusione sociale e dimostrare che la disabilità non è un limite insormontabile, ma una condizione che può essere superata con determinazione e supporto adeguato.

E’ vero però, che malgrado i tanti obiettivi raggiunti, sono ancora tanti i risultati da perseguire.

Nel dibattito pubblico, gli atleti disabili tengono alta l’attenzione sulle numerose difficoltà, che devono affrontare quotidianamente per potersi cimentare nelle varie discipline sportive, dovute il più delle volte a problemi di accessibilità: la presenza di barriere architettoniche in molti impianti sportivi rende infatti difficile, talvolta impossibile, la pratica sportiva. Per non parlare della minore attenzione mediatica rispetto agli sport olimpici che oggettivamente si traduce in una minore visibilità e ridotte sponsorizzazioni.

Malgrado la forte opera di sensibilizzazione attuata a tutti i livelli, sono ancora tanti i preconcetti e gli stereotipi che fanno sentire gli atleti disabili meno capaci e interessanti degli altri atleti. La mancanza di supporti tecnologici e di risorse economiche assegnate, nonché la separazione significativa che ancora oggi esiste tra sport olimpici e paralimpici aggravano il contesto.

Ci auguriamo che gli sport per disabili e le Paralimpiadi ricevano l’attenzione che meritano, mantenendo viva l’attenzione sulla realtà e sulle straordinarie imprese degli atleti paralimpici.

Lo sport infatti è un diritto di tutti e un potente strumento di cambiamento sociale”.

W IL PAPA RE

di Pietro Francesco Laganà

“Quanto deliberato con questa Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio, ordino che abbia fermo e stabile vigore, nonostante qualsiasi cosa contraria anche se degna di speciale menzione, e che sia promulgato su l’Osservatore Romano” etc. etc.

Ma quanto è bello il Papa re?

Sebbene questa dicitura – che in latino sarebbe di una solennità stratosferica – sembra venire da un tempo lontano, in realtà è uno degli ultimi Motu Proprio che papa Francesco ha pubblicato di recente. Non ci interessa quale.

Ultimamente c’è la strana necessità di dover rimarcare continuamente la fedeltà al Romano Pontefice, nemmeno fossimo ai tempi della GIAC e di “Bianco Padre”. Quello che però a me è sempre piaciuto del papato, aldilà di papa Francesco, è proprio il Papa re! Questa figura che è al di sopra non solo spiritualmente ma anche politicamente, giuridicamente. L’unto di Dio, vicario di Cristo in terra che ti guida alla libertà politica e, già che si trova, a quella spirituale.

Ma cosa fa re il Papa? Lo stato? Quello ce l’ha. Il mantello e la corona? È in disuso la tiara anche su quelle ci si organizza lesti. Il potere decisionale? Forse ci sono stati papi che lo hanno esercitato maggiormente.

Giulio II per esempio una mattina decise di assediare la Signoria della Mirandola e, anche se la gente non era tanto convinta, s’era messo questa cosa in testa, e ci stette 32 giorni sotto le mura fortificate, s’era preso di lena. Chissà se tra una botta di cannone e l’altra diceva Messa. Ma nella storia ce ne sono stati un sacco di papi capoccioni che si mettevano una cosa in testa e la facevano “nonostante qualsiasi cosa contraria anche se degna etc etc”. cit.

Sì, il potere regale mi sa che viene non tanto dal mantello e dagli orpelli, ma dall’alzarsi la mattina e fare quello che si vuole. Beato il Papa, anche io vorrei fare la stessa cosa, alzarmi e decidere al momento che fare. In generale questa cosa è capita poco, noto intorno a me un rigetto generale della monarchia. C’è la venerazione per le monarchie degli altri, quella che a noi non fanno né caldo né freddo, perché legate a Paesi relativamente lontani, ma di fatto la rifuggiamo su di noi. La risposta che mi sono dato è una: l’invidia. Non ci piace il re non perché sia sbagliata la monarchia come sistema politico e via discorrendo, molto più banalmente non ci piace il re semplicemente perché il re non siamo noi.

Questa cosa ha, secondo me, un legame strettissimo con il percorso di fede: non accettiamo un Dio Re perché di fatto non vogliamo essere suoi seguaci, suoi servitori. Vogliamo essere re di noi stessi. Così da farci la nostra fede, non a caso la cosa più inflazionata che tutti continuano a ripetere è che tutti noi battezzati siamo re, sacerdoti e profeti, e chi se ne frega della spiegazione che va oltre. Io sono re sacerdote e profeta in virtù del mio Battesimo e, quindi, quando qualcosa non mi piace o mi viene difficile da fare, rispondo come Pio VII quando gli ufficiali francesi entrarono al Quirinale “Non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo”, e addio crescere nella fede, migliorarsi e tutte queste altre cose. Il Signore è buono e misericordioso e mi accetterà come sono.

Ora qui ci starebbe una bella risposta e una spiegazione catechetica che rimetta in ordine le cose, ma no, belli miei, queste cose andate a chiederle al prete o alle suore (devo citarle per essere politicamente corretto, altrimenti non mi pubblicano sul giornale).

Questa, essendo la rubrica “la vita secondo me”, è più tendente alle mie stranezze e quindi ci rispondo così: c’è una suora delle nostre amate – captatio benevolentiae – Figlie della Chiesa, che ha come cognome suoresco “di Cristo Re”. Io ho sempre pensato che per avere un nome così o hai un carattere alla Thatcher o hai capito tutto della vita. Inevitabilmente qui partiranno i giudizi sulla suora, e queste bassezze le lascio a voi, io mi dedico più alla parte di chi ha capito tutto.

Dire che Cristo è Re significa affidargli tutta la vita, riconoscersi in una relazione di dipendenza che gli psicologi chiamerebbero “binge Goding”, ma tutto questo fa la differenza in un cammino di fede. Cosa è un popolo senza il proprio re? Cosa saremmo noi senza Cristo? Cristo viene nel mondo e non ci chiama più servi, ma amici (cfr Gv 15) – che però in greco è anche “Schiavi”, sapevatelo.

Siamo suoi servi. Ma vi siete immaginati servi di questo re che è Dio? Io sì! Ed essere servo di Dio io me lo immagino come Zazu. Potevo citare anche Eumeo, il porcaro di Odisseo, ma non siamo qui per mostrare la cultura, l’ho citato solo perché mi piace la parola porcaro.

Zazu è quella specie di pappagallo, maggiordomo del re e custode del principe ne Il Re Leone, il più intimo collaboratore di Mufasa e poi anche di Simba. Essere servi me lo immagino così: continuamente alla presenza del re, occupandosi anche dei suoi affari personali, di portare avanti i suoi insegnamenti, “guai a me se non predicassi il vangelo” (1Cor9,16)

Pensate che meraviglia nelle tribolazioni della vita avere la gioia e la tranquillità di cantare: “Ho tante noci di cocco splendide tutte in fila per tre per tre per tre”, e il resto non conta.

Lo so che è assurdo tutto ciò e la cosa più assurda è che sono dovuto andare a cercare tutto questo in un cartone animato. Anzi, più che assurdo lo definirei ironico: questi servi si trovano solo nei cartoni animati forse proprio perché sembrano figure utopiche nel nostro mondo.

Vi sembra che il ragionamento faccia cilecca? Ma certo che fa cilecca, altrimenti facevo il teologo di professione. Qui il punto non è trovare le risposte perfette, ma leggere qualcosa che ci porti ad una riflessione, ad interrogarci, a chiedere aiuto a qualcuno.

Dobbiamo decidere cosa fare della nostra vita! Tu! Vuoi essere come Zazu? O ancora finto re di te stesso? Ma poi, io per primo ho grandi aspirazioni, vorrei fare l’aiutante di camera o essere nominato gentiluomo di sua santità – quelli che una volta erano i camerieri segreti di spada e cappa – e perché no, Re. E poi appnto, siamo tutti re, sacerdoti e profeti in virtù del nostro Battesimo, ma attenzione! “Essere re vuol dire molto più che fare quello che vuoi. Tutto ciò che vedi coesiste grazie ad un delicato equilibrio. Come re, devi capire questo equilibrio e rispettare tutte le creature, dalla piccola formica alla saltellante antilope. Quando moriamo i nostri corpi diventano erba e le antilopi mangiano l’erba, così siamo tutti collegati nel grande Cerchio della vita.” E no! Non è il punto 783 del CCC, è solo la vita secondo me.

PRESENZA NELLE PIEGHE DELL’ASSOCIAZIONE, TRA SCONFORTO E SPERANZA

di Elena Ferroni

All’interno di questo periodico solitamente mi trovo a scrivere volentieri di libri, film, di tematiche legate alla psicologia ed alle neuroscienze. Questa volta cambio decisamente argomento e mi prendo la libertà di raccontarvi di me, focalizzando l’attenzione sul mio rapporto forte e significativo con la nostra Unione Italiana dei Ciechi e degli ipovedenti (UICI). Per l’occasione assegno il ruolo di intervistatore a Libeccio„ il mio cane guida, labrador miele, che affianca e protegge in ogni istante i miei passi. A parte forse quando vede qualcosa di buono da mangiare a portata di muso. In fondo ognuno ha i suoi limiti e vanno accolti anche questi.

“Cara Elena, ultimamente quando ti accompagno a Siena, sento che sei sempre triste e sconfortata. Sai, noi cani ce ne accorgiamo subito delle emozioni, è un misto di odore ed indici fisiologici che quando sono presenti, si riconoscono immediatamente. Quando io in un certo posto non ci sto volentieri, evito di andarci, penso alle griglie sopra le quali non amo camminare, anche se poi in guida con te ogni tanto vinco la paura e le superiamo insieme. Le emozioni sono di tristezza e sconforto e tu invece continui a chiedermi imperterrita di tornare all’Unione ed in più ogni volta che arriviamo alla porta a vetri in viale Cavour, mi dai una carezza ed un biscotto. Puoi spiegare perché lo fai?”

Sono triste e sconfortata per molte ragioni. Inizio ripensando che le nostre ultime assemblee sono state per me molto faticose, tanti miei comportamenti e parole sono stati fraintesi e non ascoltati. Sono triste perché l’immagine di me che percepisco negli altri è della dirigente che va contro il presidente ed è un’immagine che mi corrisponde soltanto in una minima parte, il resto è molto altro. Mi sembra che questo “altro” non interessi e non possa vivere nel cuore e nella testa di nessuno. Perciò mi sento sola ed ho voglia di allontanarmi da tutto questo sconforto. Quali sono le ragioni per cui ancora reggo e non lo faccio, mi domandi? Reggo perché quattro anni fa i soci mi hanno votato in assemblea, chiesto così di far parte del consiglio territoriale dell’associazione fino a primavera del 2025 e se potrò rispetterò questo impegno. Resto perché, quando non si parla soltanto della politica dell’associazione ma ci si dedica alle attività lo sconforto ancora si abbassa e sono contenta. Resto perché incontrare le ragazze del laboratorio di autonomia, pianificare le attività ed i percorsi individuali con gli operatori, è gioia e soddisfazione grande. Resto perché, affiancare e sostenere i percorsi dei nostri adolescenti e giovani durante i pomeriggi di doposcuola due volte al mese, sono momenti in cui trovo vitalità e voglia di crescere anche io. Resto perché entrare in ufficio ed incontrare soci e dipendenti bilancia ancora la tristezza ed in un angolo del mio cuore si accende una scintilla di bene. Resto perché immagino un’invasione pacifica di tanti cani guida, insieme a te Libeccio, il prossimo ottobre sulle strade di Siena, per ribadire ancora il vostro valore enorme ed il diritto ad essere con noi per affiancare i nostri passi come aiutanti fedeli. Resto perché ogni volta che mi dedico ad un articolo per questo nostro periodico, assaporo il piacere enorme di scrivere e questo fa anche ordine nei miei vissuti e nei miei pensieri. Resto perché sogno che le posizioni arroccate e rigide, arrabbiate ed aggressive che hanno trovato spazio nell’ultimo periodo, possano mitigare i toni e si possa tornare a tempi più morbidi e rilassati, al rispetto reciproco. Resto perché amo immensamente collaborare ad organizzare i campi estivi dedicati ai nostri bambini, adolescenti e giovani di tutta la Toscana: amo progettare le attività, cercare fondi, essere un canale dove può passare la speranza ed il bene per i nostri ragazzi e le loro famiglie, che non possono essere schiacciati dalla fatica della disabilità, che va resa vivibile, per trovare la gioia insieme. Resto perché anche

l’impegno all’interno del nostro consiglio regionale dell’associazione scade a primavera del prossimo anno e sono abituata a curare fmo in fondo ciò di cui sono responsabile. Sopra ogni cosa resto perché desidero confermare a me stessa ed a chi ha creduto in me nel 2020, per i cinque anni a venire, che ho fatto del mio meglio e che la fiducia in me non è mal riposta.

“Cara Elena, hai nominato più volte la primavera del 2025, cosa pensi che succederà in quel periodo?” Nessuno di noi conosce il futuro, possiamo forse immaginarlo alla luce di ciò che viviamo e proviamo oggi, senza la pretesa che andrà così. In primavera Libeccio tu compirai otto anni e festeggeremo questo momento come sempre. Inoltre credo che per tutti e due sia arrivato il momento di smettere di camminare in alcune strade e contesti, che come dicevi sono oggi tanto faticosi e sconfortanti. Questo non cambierà mai il valore ed il bene che abbiamo gustato dentro l’associazione, che conserviamo con cura, nello scrigno dei tesori della vita. Dal cuore oggi auguro un futuro ricco di bellezza e risultati a chi avrà cura dell’associazione, ad ogni

livello, territoriale, regionale e nazionale, perché al di là dei cicli di passaggio di ogni dirigente, ho imparato e sono fermamente convinta che la nostra UICI sia una risorsa preziosa da proteggere sempre.

MASGALANO, UN PREMIO AMBÌTO

di Massimo Vita

Il Masgalano è un’opera d’arte che ha delle regole fissate dal Comitato Amici del Palio e dal Comune di Siena. viene donato in premio, dal Comune, alla migliore Comparsa dei pali di luglio e agosto di ogni anno.

L’opera, nei secoli è stata realizzata da artisti anche molto importanti ed è molto amata dalle Consorelle non come il “Cencio” ma è ambito soprattutto da chi si è monturato.

La sezione di Siena dell’U.I.C.I. è stata ammessa a donare il Masgalano per l’anno 2026 e per questo che il Consiglio ha costituito un gruppo di lavoro che sta già lavorando per la sua realizzazione.

L’idea di donare, come sezione, il Masgalano nacque alcuni anni orsono da una mia idea sostenuta dall’amico, mai troppo compianto, Enrico Giannelli e per questo che dedicheremo a lui l’opera.

Il masgalano (ART. 2 del regolamento comunale) “consiste, di regola, in un bacile d’argento del peso minimo di circa mille grammi o, in casi eccezionali, in altra opera d’arte, al tal fine ritenuta idonea dall’Amministrazione Comunale, con raffigurazioni e allegorie riferentisi alla Città, al Palio o a particolari avvenimenti cittadini.

Nel Masgalano dovranno obbligatoriamente figurare gli stemmi del Comune, del Magistrato delle Contrade e del Comitato Amici del Palio.

Il Masgalano, secondo l’uso antico, dovrà essere presentato prima che abbia inizio la competizione per aggiudicarlo.”

l’assegnazione del Masgalano viene decisa da una commissione che valuta le Contrade; come dicevo, il Masgalano viene assegnato “a quella Contrada che abbia presentato la migliore Comparsa. Al fine di tale valutazione si terrà conto sia dell’aspetto estetico, sia del comportamento, sia dell’abilità dei figuranti.”

Come ogni importanteopera, anche la realizzazione del Masgalano richiede un impegno tecnico ed economico non indifferente e per questo il Consiglio ha deciso qualche mese fa che appena avremo il bozzetto approvato dal Comune lanceremo una raccolta fondi tra socie e soci e sul territorio.

Abbiamo già delle promesse di sostegno e ne siamo orgogliosi.

La sezione potrà comparire con orgoglio tra le realtà che hanno donato i Masgalani alla Città e per questo dobbiamo ringraziare il sindaco Nicoletta Fabio e l’amministrazione tutta.

Anche questa iniziativa, che sicuramente avrà buonesito, diventerà una pietra miliare nella storia della sezione di Siena di cui certamente sarebbero stati orgogliosi i dirigenti e i Soci chenon sono più con noi.

UNA CENA DELLA VITTORIA ABORTITA

di Antonio Tasso

Quel quattro di settembre del sessanta, anche se la stagione è ormai alla fine, di gente a giro ce n’è sempre tanta

in più si so’ fermati alle Cortine parecchi forestieri – so’ millanta! –

a fa’ il campeggio in mezzo alle galline. Nelle Crete fa caldo, ‘un c’è una pianta, c’è l’Arbia ma ‘un c’è ancora le piscine… Du’ giorni prima certi ambasciatori avevano preteso d’alberga’

dentro le mura, al Jolly o – da signori – scende al Continentale e poi ‘un paga’.

“ Noi –dissero i senesi – ‘un s’ha padroni: senza prenotazione…da’ cordoni! “

Se la presero a male: i fiorentini so’ abituati a fa’ come gli pare; sentissi butta’ fori… poero nini:

“ Via noi?! Oicchè!! La vi si fa pagare!! “ Cambiarono baracca e burattini: pensavano di fa’ una gita al mare

di dormi’ a Siena come …dal Parrini. S’incazzonno davvero: brutt’affare! Erano il doppio e poi coll’alleati, lucchesi, bolognesi, l’aretini…

Con noi c’era ‘ tedeschi, affezionati

a Montalcino, al Chianti, insomma…a’ vini

e, nonostante il calo di presenze, erano più qui, a Siena, che a Firenze.

Vista la differenza di soldati

la partita sembrava bell’e persa: vittoria fori casa pe’ gigliati,

Siena distrutta e Firenze imperversa. E invece, poi, lo sai come so’ andati que’ fatti d’altri tempi: fu dispersa

la schiera dei guelfacci e agli sbandati l’Arbia – tinta di rosso – gli fu avversa… Dice sia stata la Madonna in Domo

col su’ manto a protegge la città o il voto che gli fece il galantòmo di Bonaguida, nostro Podestà.

Sia stato chi sia stato ‘unn’è quistione: a Montaperti vinse … il Roburrone!

Quel che successe poi lo capirai.

Di corsa tutti su alla cattedrale

a ringrazia’ d’unn’esse più nei guai con Provenzano, il nostro generale, e dopo, fino a notte, un gran viavai

di gente in Piazza a stambura’… normale: s’è ripurgato i Guelfi e Siena ormai

ha cominciato a… “ trionfa’ immortale “. Ma la cena ‘un ci fu per la vittoria?

Le tessere, lo sai, erano pronte…

E il posto? Sui Lungarni a fa’ baldoria colla Balzana a sventola’ sul ponte.

E il dolce? Detto fatto: una stiacciata! peccato poi ci fosse… Farinata

Ci convinse a fermacci, il fiorentino, e ci si contentò della vittoria

mentre bastava insistere un pochino e ora sarebbe tutta un’altra storia.

Con altri du’ o tre giorni di cammino s’arrivava a Firenze… e giù baldoria!

Col giglio ormai ridotto al lumicino

e ‘l bianco e ‘l nero rilucenti in gloria gli passava la voglia al Padre Dante di definicci “ quella gente vana “:

il popolino in chiesa trepidante e sopra il Battistero la Balzana.

Perfino l’Arno, sotto il Ponte Vecchio, s’era rinseccolito… e di parecchio!

La storia non si fa coi se e coi ma

e a volte quel che accade sembra strano ma un conto è ‘l sogno e un altro la realtà: muore Manfredi e a Colle, a Provenzano gli staccano la testa… e morirà.

Di lì comincia a spengessi pian piano il sogno di fa’ grande la Città,

di primeggiare sempre e anda’ lontano. Se non ci fosse stato Farinata,

lo so ch’è un sogno ma, o te, ci pensi? s’evitava di fa’ la….rigirata

e forse ‘un s’ingrulliva dietro a Renzi.

Si mandava il Barzanti al Quirinale e il Palio era la Festa Nazionale!!

RECENSIONE PIOGGIA PER I BASTARDI DI PIZZOFALCONE.

di Maurizio De Giovanni

di Antonio Garosi

Nuovo caso per i bastardi di Pizzofalcone, nuovo giro di indagini, questa volta sotto la pioggia quella incessante, battente, insistente come da titolo del romanzo.

E voi cosa intendete per pioggia? Quella che cade dal cielo, da una coltre di nuvole nere che si addensano, che scaricano giù, magari tra fulmini improvvisi e tuoni roboanti tutto quello che possono, lavando, pulendo, portando via la polvere o il forte caldo dell’estate? Si, è proprio questo ciò che intendete per pioggia? Bè, allora ci siete andati vicini, anzi… possiamo dire che avete indovinato una parte di ciò che ha descritto l’autore.

Maurizio de Giovanni, invece, parla di un’altra pioggia, quella del sentimento.

Immaginatevi in una mattina d’inverno, magari proprio mentre la pioggia bagna gli infissi e cola sui vetri, del sentimento, quello che cova nel dormi veglia, in quel limbo in cui tutti si trovano per un attimo prima di svegliarsi, prima di venire a contatto con la dura realtà.

Quel sentimento fatto di scrupoli di coscienza, dolori sopiti e assenza di futuro.

Si tratta di un’infame stato d’animo, quando si realizza di non aver nulla da fare, quando guardandosi dentro si capisce di non poter più mentire nemmeno a se stessi.

Un sentimento che compare improvviso e non finirà mai di avvolgere l’anima.

Una mattina Leonida Brancato un ex penalista di quelli terribili, nella sua professione; uno di quelli che quando era andato in pensione in procura avevano fatto festa! Viene trovato ucciso, ora che era scomparso dalla scena pubblica da anni, ora che non dava più fastidio a nessuno.

Ucciso senza motivo, come si dice nell’ambiente: senza movente.

I bastardi si trovano a muovere i loro passi in questo scenario fosco, con l’esigenza venuta di nuovo fuori dopo che tutto si era calmato, dopo che avevano finito di dover dimostrare le loro capacità. Invece ora si trovavano di nuovo a dover dimostrare, a dover evitare la chiusura del loro commissariato.

Tra le loro vite fatte di amori inconfessabili, segreti da proteggere, famigliari da dover tutelare in tutto questo giungeranno pian piano a una verità a dir poco inaspettata.

Buona lettura.

PAVEL DUROV FONDATORE DI TELEGRAM E’ STATO ARRESTATO

di Andrea Puccio

Fonte – www.occhisulmondo.info

La sera di sabato 24 agosto il fondatore di Telegram Pavel Durov è stato arrestato a Parigi dopo essere sbarcato dal suo jet privato. Pavel Durov proveniva dall’Azerbaigian in compagnia di una donna e dalla sua guardia del corpo.

Sceso dal suo aereo sulla pista dell’aeroporto di Parigi-Le Bourget è stato arrestato in seguito ad un mandato di cattura spiccato dall’ufficio dei minori (OFMIN) della Direzione Nazionale di Investigazione Criminale francese sulla base di un’indagine preliminare.

La giustizia francese ritiene che la mancanza di moderazione e la cooperazione di Pavel Dúrov con le forze dell’ordine, così come gli strumenti offerti da Telegram lo rendono complice nei reati di traffico di droga, pedofilia e frode.

Il capo di Telegram, che dal 2021 ha la cittadinanza francese, comparirà davanti a un giudice istruttore che gli potrebbe notificare le accuse di terrorismo, traffico di droga, complicità, frode, riciclaggio di denaro, contenuti pedofili e molto altro. Tali accuse gli potrebbero costare il carcere per oltre venti anni.

La portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, commentando l’arresto di Durov, ha ricordato che quando nel 2018 la giustizia russa ha ordinato di bloccare Telegram per denunce legislative a causa dei parametri tecnici del sistema di crittografia, un gruppo di 26 ONG, tra cui Human Rights Watch, Amnesty International, Reporters senza frontiere, il Comitato per la protezione dei giornalisti e altre, ha condannato questa decisione.

“Queste ONG occidentali hanno chiesto alle autorità russe di smettere di porre ostacoli al lavoro di Telegram. Hanno chiesto all’ONU, al Consiglio d’Europa, all’OSCE, all’Unione Europea, agli Stati Uniti e ai governi di altri paesi di opporsi alle azioni della Russia e di proteggere i diritti fondamentali di libertà di espressione e privacy”, ha commentato la portavoce.

Vedremo se oggi si ricorderanno di quanto affermavano nel 2018 oppure si rimangeranno quanto detto in quella occasione.

“Pavel Durov si trova in una prigione francese, il che è un monito vivente per qualsiasi proprietario di piattaforma che si rifiuti di censurare la verità per volere dei governi e delle agenzie di intelligence. Sul mondo un tempo libero cala rapidamente l’oscurità”, scrive il giornalista Tucker Carlson a cui Durov aveva concesso una lunga intervista alcuni mesi fa.

Scrivevo il 6 maggio che l’Istituto belga per i servizi postali e le telecomunicazioni sarebbe stato nominato l’organismo di supervisione che avrebbe regolato la messaggistica in tutta l’UE. Monitorerà come Telegram reagisce alla diffusione di contenuti illegali, come le chiamate alla violenza, la vendita illegale di armi e droga. Aggiungevo che dovremmo stare a vedere se la scure della censura colpirà anche Telegram, l’unica grande piattaforma dove circolano le informazioni non gradite ai potenti del mondo.

Avevo ragione: due mesi e mezzo dopo il fondatore della piattaforma è stato arrestato accusato di complicità in terrorismo, pedofilia, truffa ed altro ancora. Siamo di fronte ad un altro caso Assange?

Direi proprio di si. Julian Assange è stato perseguito per aver diffuso documenti classificati sui misfatti delle forze militari statunitensi nelle guerre in Iraq e Afganistan, Pavel Durov potrebbe essere perseguito per non aver censurato le notizie diffuse sulla sua piattaforma scomode ai potenti del mondo. Entrambi hanno diffuso altre verità, verità che cozzano frontalmente con la narrativa che cercano di imporci.

Durante la l’lunga intervista concessa al giornalista statunitense Tucker Carlson Pavel Durv ha riferito tra le altre cose che il governo degli Stati Uniti ha cercato di controllare la sua applicazione.

Nell’intervista l’uomo d’affari ha affermato che l’eccessivo controllo dell’FBI e dei servizi di sicurezza statunitensi è stato uno dei motivi per cui ha abbandonato l’idea di stabilire l’azienda nella città di San Francisco, sede di grandi aziende tecnologiche.

“Abbiamo ricevuto troppa attenzione dall’FBI, dalle agenzie di sicurezza, ovunque arrivassimo”, ha commentato Dúrov a Carlson, e ha descritto l’esperienza come “allarmante”.

Per il governo degli Stati Uniti avere una piattaforma indipendente che conta quasi un miliardo di utenti è un problema, non poter controllare direttamente le informazioni che vengono pubblicate rappresenta una minaccia per Washington. Infatti molto spesso i contenuti non graditi alla Casa Bianca vengono esclusi dalle più note piattaforme social che, guarda caso, hanno tutte la sede negli Stati Uniti.

Non è fantasia pensare che proprio la censura di alcuni argomenti scomodi permetta alle più note piattaforme social di operare indisturbate nella rete e se non lo fai allora la scure della censura cadrà su di te oppure, come denunciato da Durov, cercano di corrompere un ingegnere che manometta il codice dell’applicazione.

Ha denunciato che uno dei suoi principali dipendenti gli ha riferito una volta che il governo degli Stati Uniti lo aveva contattato. “C’è stato un tentativo segreto di assumere il mio ingegnere alle mie spalle, da parte di funzionari di sicurezza informatica”.

“Stavano cercando di convincerlo a usare certi strumenti open source che avrebbe poi integrato nel codice di Telegram e che, a mio avviso, sarebbero serviti come backdoor”, ha detto, sottolineando che crede nella versione del dipendente. “Non c’è motivo per cui il mio ingegnere inventi tali storie”.

Ma chi è Pavel Durov?

Pavel Durov è nato a Leningrado (oggi San Pietroburgo) il 10 ottobre 1984. Suo padre, Valeri, era a capo del Dipartimento di Filologia Classica della Facoltà di Filologia dell’Università Statale di San Pietroburgo, mentre sua madre Albina era professoressa presso la stessa istituzione educativa.

Ha trascorso la maggior parte della sua infanzia in Italia, dove suo padre lavorava allora. È tornato in Russia nel 1992 e dal 2001 ha studiato alla Facoltà di Filologia dell’Università Statale di San Pietroburgo, laureandosi in filologia inglese. Ha anche studiato programmazione e ha creato vari progetti non commerciali su Internet, come vari forum per studenti.

L’uomo d’affari è diventato famoso nel 2006 per aver creato, insieme a suo fratello Nikolai, il social network VKontakte (ora VK), soprannominato il ‘Facebook russo’. Lo stesso Pável è stato comunemente soprannominato ‘il Zuckerberg russo’. Inizialmente VK si è posizionata come una piattaforma per studenti e laureati delle università russe, ma presto ha superato questi limiti e oggi chiunque può registrarsi. Già nel 2007, il numero di utenti del social network ha raggiunto i 3 milioni, e Dúrov è diventato il suo CEO, possedendo il 20% delle azioni.

Tuttavia, nel dicembre 2013 ha venduto la sua partecipazione e un anno dopo si è dimesso dal suo incarico. Ha detto in seguito che ha preso questa decisione dopo aver ricevuto una richiesta dal Servizio Federale di Sicurezza della Russia (FSB) che gli chiedeva di rivelare i dati degli utenti ucraini che hanno fondato i gruppi che hanno sostenuto il colpo di stato in quel paese nel 2014.

Nell’aprile 2014, Durov ha lasciato la Russia e ha ottenuto la cittadinanza di Saint Kitts e Nevis donando

250.000 dollari a un’azienda locale, permettendogli di viaggiare senza visto nei paesi dell’UE e nel Regno Unito. Va notato che non è mai stato in questo paese caraibico, poiché si può ricevere la sua cittadinanza senza lasciare l’Europa. Nel 2021, è stato annunciato che l’uomo d’affari ha ottenuto la cittadinanza francese. Nel 2013, Pavel e suo fratello hanno presentato il servizio di messaggistica criptata Telegram, che permette di inviare un messaggio che nessuno può leggere, tranne il mittente e il destinatario. Inizialmente, la sede dell’azienda era a Berlino, ma nel 2017 è stata trasferita a Dubai (Emirati Arabi Uniti) a causa dell’assenza di tasse negli Emirati. Va notato che, nel 2022, Dúrov ha ricevuto un passaporto degli Emirati Arabi Uniti. D’altra parte, il servizio di messaggistica è stato messo al centro di una polemica a causa dell’uso che i gruppi terroristici ne fanno. Nel 2018, la giustizia russa ha ordinato di bloccare Telegram per denunce legislative a causa dei parametri tecnici del sistema di crittografia. La piattaforma è stata bloccata in Russia tra il 2018 e il 2020.

Va notato che nel 2015, Durov ha confermato che lo Stato Islamico usa Telegram, ma ha sottolineato che il movimento jihadista troverà sempre un modo per farlo, con questa applicazione o con un altro mezzo.

Secondo le sue parole, è per questo che non crede che la sua azienda stia partecipando a queste attività. “Penso ancora che stiamo facendo la cosa giusta proteggendo la privacy degli utenti”, ha detto.

Secondo l’azienda, il mese scorso Telegram ha raggiunto i 950 milioni di utenti attivi mensili in tutto il mondo. Lo scorso aprile, in un’intervista con il giornalista americano Tucker Carlson, Dúrov ha sottolineato che il suo social network si stava “difondendo come un incendio boschivo”. Secondo le sue parole, l’aumento delle cifre è dovuto alla qualità della piattaforma e, di conseguenza, al fatto che coloro che la usano consigliano ai loro amici di provarla, il che aumenta gradualmente il numero di utenti. “La gente si rende conto che, qualunque siano le app di messaggistica che usano in questo momento, sono 5 o 6 anni indietro”, ha detto.

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